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Le micro e
nanoplastiche

Definizione e proprietà

Sebbene non esista una definizione univoca, convenzionalmente i rifiuti plastici sono stati suddivisi in quattro classi in base alla loro dimensione (macroplastica, mesoplastica, microplastica e nanoplastica) a cui si aggiungono ulteriori criteri come forma e struttura, colore e origine (vedi figura sottostante, Hartmann et al., 2019). Oltre che su base dimensionale, queste particelle sono suddivise su base composizionale (composizione chimica del polimero). I polimeri plastici più comuni sono il polietilene tereftalato (PET), polistirene (PS), cloruro di polivinile (PVC), polietilene (PE). Questi materiali sono caratterizzati da elevata eterogeneità di forma e colore e lunga persistenza nell'ambiente. La classificazione per origine comprende due classi: particelle primarie e secondarie. Le MPs e NPs primarie sono fabbricate industrialmente, come abrasivi (acido acrilico o perline di poliestere), microsfere utilizzate nei prodotti cosmetici (ad es. scrub, dentifricio, creme solari ecc.) e materiali decorativi, tra cui paillettes e glitter. Quelle secondarie hanno origine dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi quando esposti a diversi processi fisici, chimici e biologici nell'ambiente naturale, che si frammentano in pezzi più piccoli e irregolari come fibre tessili sintetiche e particelle di usura degli pneumatici. Nelle acque dolci, tipicamente le particelle di MP provengono da quest'ultima categoria (Parker et al. 2022).

Esempi di categorizzazione delle particelle di plastica riportate in letteratura scientifica e nei report istituzionali. Figure rielaborate da Hartmann et al. 2017 (DOI: 10.1021/acs.est.8b05297)

Le caratteristiche delle varie particelle di plastica, come dimensione, densità o forma, hanno un effetto diretto sui processi di sedimentazione e risospensione delle particelle e, quindi, influenzano l'abbondanza di microplastica nella colonna d'acqua e nei sedimenti. Inoltre, la superficie idrofobica della plastica può assorbire contaminanti affini dall'ambiente circostante come inquinanti organici persistenti (POP), nonché tracce di metalli, o lisciviare alcune sostanze chimiche utilizzate nella loro produzione per conferirgli proprietà particolari (durevolezza, resistenza, flessibilità, peso ridotto, inibizione dell'accensione). Ciò rende le MPs fonte e vettore di altri contaminanti tossici (Bakir et al. 2014) o di diversi organismi come patogeni e specie aliene che colonizzano la superficie delle MPs, facilitando il loro ingresso nell'ecosistema acquatico o nelle reti trofiche. Altri rischi associati alle MPs sono la biodisponibilità per gli organismi acquatici, il bioaccumulo e il trasferimento trofico attraverso le catene alimentari, con conseguenze per la salute ecologica e umana. 

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